Il
2 febbraio celebriamo la festa della vita consacrata. Di che? Della vita
consacrata! E che roba è?, chiedono alcuni. Che sono frati e suore? I monaci a
che servono? Che fanno tutto il giorno le monache? Volete alcune risposte
ricevute da giovani (e non)? È gente che si dà a Dio (in che senso?); sono
persone che scappano dal mondo (perché, vivono su Marte?); durante il giorno
pregano (e poi?); sono persone “spirituali” (cioè con la testa tra le nuvole,
suppongo…); l’elenco potrebbe continuare a lungo, ma è meglio fermarsi qui…
Eppure
se Dio nel suo farsi uomo in Gesù ha vissuto questa forma di vita, rinunciando
a sposarsi e vivendo in povertà, castità e obbedienza, vuol dire che essa “nasconde”
una segreta bellezza in grado di affascinare da secoli uomini e donne. Uomini e
donne concreti e intelligenti che hanno lasciato qualcosa per il Tutto, scegliendo
la parte migliore, che hanno preso sul serio la vita di Cristo e le parole del
Vangelo, che hanno avuto il coraggio di dire un sì pieno all’Amore. Perché
d’amore si tratta. All’invito del Signore: «Se
vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai
poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21) hanno
detto radicalmente “sì”. Si sono lasciati interpellare e conquistare dall’amore
di Cristo – che per noi ha versato fino all’ultima goccia di sangue – consegnandosi
interamente a Lui, con cuore indiviso per essere, di conseguenza, a servizio di
tutti.
La
loro testimonianza profetica rinvia all'amore di Cristo che salva e trasforma, alla sua
centralità, alla sua profonda e affidabile verità, alla sua radiosa bellezza. Nessuna
fuga dal mondo, nessuna ritirata dai problemi ma dono pieno di sé, per tutti,
per sempre, fino in fondo. Religiosi e religiose sono come dei segnali luminosi
che ci dicono: “solo Dio sazia; sei nato/a
per il cielo, non per vivacchiare ma per vivere, ora e per sempre da figlio/a
di Dio; l’amore è tutto e non avrà mai fine!”. La loro forma di vita evoca
inoltre un mondo ultimo che ci stupirà per la sua perfezione e bellezza, dove
l’amore di Dio sarà tutto in tutti. E manifesta la fecondità di una paternità e
maternità spirituale capace di prendersi cura della vita in tutte le sue forme.
Ed ecco padri che ti aiutano a crescere, madri accoglienti che curano,
istruiscono e consolano; fratelli e sorelle per chi si sente solo, povero,
emarginato. Dove ci sono consacrati e consacrate innamorati di Dio sgorga la
vita, fiorisce l’educazione, sbocciano le persone, crescono comunità e opere a
favore della vita: rifugi per i poveri, scuole, ospedali, centri educativi,
comunità di recupero… E tutto a partire da Cristo e della sua sequela, incarnando
la sua forma di vita declinata nei vari carismi, spinti dal suo amore e dal desiderio di comunicarlo agli altri. È vero: talvolta, purtroppo,
ci sono anche delle cattive testimonianze (occorre tanta preghiera!), ma degli
alberi “pericolanti” non devono farci perdere di vista la meravigliosa foresta
che cresce!
Solo
con l’amore di Dio si capisce la vita consacrata. Quell’amore che ha
conquistato anche me, frà Umile, al secolo Davide Caudana, chivassese di 37
anni, vissuto per 22 anni nella mia amata città prima che Gesù passasse e mi chiamasse.
Ricordo ancora l’inquietudine dopo “le prime avvisaglie” di chiamata, il
discernimento: preghiera, ritiri, colloqui con il padre spirituale, con il
travaglio interiore per capire se fossi impazzito o se era tutto vero. Ed era proprio
tutto vero! Il Signore stava chiamando proprio me, smarrito com’ero stato, alla
ricerca della felicità nei posti e nei modi più assurdi (compreso il cubista in
discoteca, per dirne una su tutti). E soprattutto, ricordo la gioia dell’avergli
detto il mio “sì”. Avevo tutto quello che umanamente si poteva desiderare: felicemente
fidanzato, con un lavoro fisso all’Alenia e una bella famiglia. Ma quando Gesù
passa nella tua vita, ti interpella, ti tocca con la sua Parola e il suo amore,
tutto cambia. Anche le cose più belle perdono lucentezza, come lampadine
davanti al sole. Lasciai tanto, sì, perché trovai “il di più”: il senso della
mia vita, la missione per cui ero nato, la verità che Dio aveva scritto nel mio cuore.
Quella verità che ha seminato in ciascuno di noi e che solo Lui ci può rivelare.
In Lui, che ieri come oggi parla al cuore di ciascuno di noi: basta avere il
coraggio di ascoltarlo!
E
così nel 2006 iniziò la mia “avventura” nella vita consacrata, che continua oggi nella meravigliosa realtà dove il Signore mi ha posto: nell’Istituto
religioso dei Missionari della Via, nato insieme all’Istituto femminile (le
suore “Missionarie della Via”) ai quali si è aggiunto, da pochi anni, il
movimento laicale della “Comunità missionaria della Via”. Sono realtà che si
ispirano alla vita dei primi cristiani, dedite alla nuova evangelizzazione, con
particolare attenzione alla formazione di comunità cristiane che siano famiglie
di famiglie dove, camminando insieme con Gesù e tra noi, si impara l’arte di
amare e di vivere secondo il santo Vangelo.
La nostra è una vita semplice ed essenziale, povera di beni e ricca di senso e bellezza. Le giornate sono scandite dalla preghiera (personale e comunitaria), indispensabile respiro dell’anima e dalla liturgia. Quindi il lavoro, la gioiosa fraternità, la formazione e la missione: evangelizzazione di strada, incontri formativi, predicazioni, missioni parrocchiali, cura dei giovani, accompagnamento spirituale e vocazionale, e accoglienza di quanti, assetati di Dio e della sua pace, si affacciano alle porte delle nostre comunità che, scherzosamente, amiamo definire dei “porti di mare” dove si affacciano persone di ogni tipo. O meglio, sono dei “piccoli ospedali da campo”, citando la felice espressione di papa Francesco, dove tutti possono sentirsi accolti e camminare insieme. Senza dimenticare i pellegrinaggi a piedi e in autostop, che ci permettono di sperimentare la pienezza della Provvidenza incontrando tantissime persone “per la via”; e l’impegno a favore dei poveri e dei sofferenti, a seconda delle necessità dei luoghi dove ci troviamo.
In
questi quindici anni di vita consacrata sono stato testimone di tante
meraviglie operate dal Signore: toccanti conversioni e confessioni, persone rinate
che hanno ritrovato pace e speranza; famiglie ricompattate e rifiorite, giovani
che hanno trovato la loro strada. Alcuni di loro camminano anche nella nostra
Comunità e si fa davvero fatica a pensare com’erano prima. Quante meraviglie
opera il Signore se gli apriamo il cuore! Ovviamente prove e difficoltà non
mancano, ma uniti a Cristo e tra noi tutto diventa più dolce e più leggero.
In conclusione, auspico che questa festa ci aiuti a riscoprire la bellezza della vita consacrata, aiutando anche i giovani presenti nelle nostre famiglie a interrogarsi sulla loro vocazione, senza “andare in tilt” se qualcuno di loro se ne sentisse attirato. E a pregare per i consacrati e le consacrate, recuperando uno sguardo di bellezza e gratitudine per queste persone che, con tutti i loro limiti (e con i loro molti pregi!) cercano di seguire radicalmente Cristo, e sono come “segnali luminosi” che ci invitano a puntare in alto, alla santità, senza accontentarci della mediocrità. Come a dire: siamo nati per volare, perché accontentarci di razzolare?
frà Umile mdv
(Articolo pubblicato sul Risveglio Popolare, settimanale del Canavese)
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